“Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso,
e la saggezza per conoscere la differenza”
(Preghiera della serenità)
Una delle prime tappe nel percorso psicoterapeutico è la definizione di obiettivi verso cui indirizzare di volta in volta la terapia. Possono essere obiettivi circostanziati, come una difficoltà che si presenta in situazioni specifiche (la famigerata paura dell’aereo) o obiettivi più ampi, che prevedono esercizio e impegno per modificare alcuni atteggiamenti o determinate modalità di reagire agli eventi. Avere degli obiettivi condivisi in terapia è fondamentale per definire la linea comune da seguire e identificare di volta in volta gli ostacoli tra noi e il raggiungimento dei nostri scopi.
Obiettivi irrealistici: voglio diventare disinvolto e sicuro di me in ogni situazione
Talvolta può capitare che l’avvicinamento alla psicoterapia sia caratterizzato da aspettative irrealistiche di cambiamento, che emergono spesso già nelle prime fasi del percorso. Alcune persone possono pensare che, impegnandosi in un percorso di psicoterapia, possano arrivare a modificare radicalmente il loro atteggiamento, trasformandosi totalmente. Questa idea si basa sul confronto con gli altri, visti spesso come sicuri di sé, capaci di gestire ogni situazione, pronti a reagire senza essere feriti dalle critiche degli altri. La percezione di una discrepanza tra sé e gli altri spesso aumenta se stiamo attraversando un periodo di maggior difficoltà. La terapia può avere come obiettivo la riduzione del timore di fallire, o la diminuzione della sensibilità alle critiche degli altri, ma non può portare alla certezza assoluta di essere sempre efficaci in ogni situazione. Ci sono situazioni o scenari che rimangono spiacevoli anche per le persone più audaci o sicure di sé. Lo scopo della terapia è riuscire ad affrontare contesti anche ostici senza evitarli e imparare a gestire al meglio pensieri e emozioni che tali contesti evocano.
Obiettivi irrealistici:voglio cambiare gli altri
Sebbene raramente emerga in terapia in modo così chiaro, l’obiettivo di voler modificare l’atteggiamento degli altri è piuttosto in comune. “Non è giusto che mi trattino così, io merito rispetto e gli altri devono riconoscermelo”. Niente di più vero per ognuno di noi, ma il percorso psicoterapico non può essere rivolto a modificare il mondo esterno, bensì può agire sulle nostre reazioni agli eventi. Solo in questo modo il cambiamento che si ottiene può essere veramente efficace e duraturo nel tempo. Anche se il terapeuta avesse il magico potere di modificare il comportamento della collega arrogante, un altro episodio potrebbe lasciare il paziente di nuovo inerme, vittima degli eventi. Per questo la psicoterapia innesca e alimenta risorse interne al paziente e per lo stesso motivo il paziente stesso è invitato a collaborare attivamente nel percorso terapeutico.
Obiettivi irrealistici: non voglio più avere l’ansia
I disturbi dell’umore sono caratterizzati dalla persistenza di emozioni spiacevoli, quali l’ansia o la tristezza, che diventano così pervasive e persistenti da ostacolare le attività della vita quotidiana. Per questo motivo chi si rivolge a un terapeuta può essere talmente provato da questi sentimenti negativi, da volerli eliminare per sempre. Paura e tristezza fanno parte delle emozioni definite di base, comuni a tutti gli esseri umani, e hanno una funzione biologica ben precisa, legata alla sopravvivenza: se l’uomo primitivo non avesse avuto paura dei grossi animali ci saremmo estinti da un pezzo. Anche oggi, se non avessimo paura di cadere scalando una montagna non adotteremmo le misure di sicurezza necessarie. Per questo motivo le emozioni di base non possono essere eliminate. Avvertire un lieve stato d’ansia appena prima di una prova importante ci aiuta a prepararci al meglio. In alcuni casi la durata e l’intensità di ansia e tristezza possono interferire con le normali attività, dando origine a un disturbo dell’umore. In questi casi l’obiettivo da perseguire sarà formulato per migliorare la gestione dell’emozione negativa, capirne le origini e quali strategie possono essere utilizzate per favorire la sua regolazione. Certe situazioni causeranno sempre sentimenti negativi, ma attraverso la terapia verranno apprese nuove strategie per migliorare la loro regolazione.
“If you want to live a happy life, tie it to a goal, not to people or things.” (A. Einsein)
Concordare gli obiettivi
All’inizio di un percorso, terapeuta e paziente concordano sugli obiettivi da perseguire. Sulla base della richiesta del paziente e delle problematiche emerse nei primi colloqui è possibile stabilire una gerarchia di obiettivi, in cui vengono definiti gli step necessari a raggiungere il benessere psicologico. Si possono fin da subito inserire tutti gli obiettivi ritenuti importanti, mentre in altri casi gli scopi su cui focalizzare le sedute emergono gradualmente durante gli incontri. Ogni volta che viene rilevato un nuovo obiettivo, da parte del paziente o del terapeuta, questo viene definito in modo realistico e si stabiliscono i passi necessari al suo raggiungimento. In questa fase è estremamente importante condividere con il terapeuta la propria idea di miglioramento, gli scopi ritenuti importanti: il terapeuta può costruire il percorso maggiormente adeguato, ma non può conoscere a priori gli obiettivi che il paziente intende raggiungere.
Come si creano obiettivi realistici?
La condivisione degli obiettivi permette di creare scopi realistici da percorrere. Non è detto che l’obiettivo che il paziente sente di dover raggiungere sia inarrivabile, ma spesso è formulato sulla base di standard elevati o richieste eccessive che poniamo a noi stessi. Ad esempio, l’essere sempre sicuri di sé in ogni situazione può essere riformulato come “impegnarsi per il raggiungimento dei propri scopi, nel rispetto dei nostri limiti, tollerando la probabilità di un fallimento”.
Se non raggiungo un obiettivo vuol dire che era irrealistico?
Ci sono diverse possibilità per cui un obiettivo, concordato e discusso, può non essere raggiunto. Se l’obiettivo è stato discusso con il terapeuta, raramente si mantiene irrealistico. Tuttavia, durante la terapia, può emergere come primario un obiettivo diverso, di cui non si era precedentemente parlato. Ad esempio, un lutto improvviso può rendere secondario l’obiettivo di migliorare le proprie competenze in ambito sociale. In altri casi per raggiungere l’obiettivo concordato può essere necessario integrare la psicoterapia con altri interventi, come un supporto farmacologico o l’inserimento in un percorso di gruppo. Inoltre alcuni obiettivi possono essere ostacolati dalla presenza di vantaggi secondari che mantengono il disagio rilevato: tali vantaggi possono essere relativi al supporto sociale (“Se sto male ci sarà sempre qualcuno accanto a me”) e raramente sono espliciti nella mente del paziente, ma emergono in seguito a momenti di impasse nella terapia. Infine, può accadere in alcuni casi che piccoli movimenti verso l’obiettivo non siano riconosciuti dal paziente: una persona con grave depressione può non riconoscere che telefonare a un amico sia un progresso notevole e ritenere così di non raggiungere alcun miglioramento.
Cosa succede quando raggiungo un obiettivo?
Il raggiungimento di un obiettivo simboleggia una tappa importante nel percorso terapeutico e può determinare l’inizio di un periodo, solitamente di breve durata, in cui terapeuta e paziente si concentrano sul mantenimento e sulla generalizzazione delle nuove abilità. Talvolta il raggiungimento di un obiettivo è il primo passo per ampliare il lavoro terapeutico e può essere propedeutico al raggiungimento di un altro obiettivo: imparare a gestire la rabbia può essere il primo obiettivo necessario a perseguire un secondo scopo, ad esempio migliorare la propria capacità di comunicare con gli altri. Se il percorso terapeutico è giunto al termine, possono essere programmate sedute di monitoraggio (o follow up) in cui terapeuta e paziente si incontrano a cadenza mensile o trimestrale per verificare i risultati raggiunti e concordare la chiusura del percorso.