La valutazione psicodiagnostica è un processo di raccolta dati e viene svolta da un professionista esperto attraverso test, questionari e interviste standardizzate. E’ parte integrante del processo di assessment, ovvero della parte iniziale dell’intervento psicoterapeutico che permette al clinico di formulare una concettualizzazione del caso e in seguito di pianificare l’intervento. Per concettualizzazione significa avere un quadro generale del funzionamento della persona, delle sue caratteristiche di personalità e della sua storia di vita; comprende inoltre le strategie che la persona ha utilizzato fino a quel momento per gestire gli eventi interni ed esterni e i significati che attribuisce agli eventi.
Dopo il primo colloquio, lo psicoterapeuta invia il paziente al collega esperto per iniziare l’indagine psicodiagnostica.
Come avviene la valutazione psicodiagnostica
La valutazione psicodiagnostica si compone di due incontri di circa 60 minuti, durante i quali è chiesto al paziente di rispondere ad alcune domande presenti nei questionari che verranno somministrati dal valutatore. Il valutatore non è a conoscenza dei motivi che hanno portato il paziente a chiedere una consulenza psicologica, il suo obiettivo è quello di indagare tutte le aree di problematicità e di fare un approfondimento personologico. Il primo incontro è dedicato ad approfondire l’area sintomatologica, ovvero si indagano la presenza di sintomi, la gravità e la frequenza con i quali si manifestano e il livello di impatto che hanno sulla vita del paziente. Al termine del primo incontro il valutatore consegna al paziente una batteria di test, indicata precedentemente dallo psicoterapeuta inviante, che dovrà compilare a casa in autonomia. Viene sempre consigliato di non compilare i test in un’unica volta ma di prendersi più momenti separati, in modo da evitare risposte casuali. Il secondo incontro, nel quale il paziente riconsegnerà la batteria testistica compilata, avviene a distanza di qualche giorno dal primo ed è dedicato all’approfondimento degli aspetti di personalità. La valutazione psicodiagnostica si conclude con una relazione che l’esperto consegnerà allo psicoterapeuta, contenente i risultati dei test e i dati forniti durante i colloqui. La relazione sarà oggetto di discussione e confronto tra paziente e psicoterapeuta durante il loro incontro successivo.
Formulazione della diagnosi
I risultati della valutazione psicodiagnostica possono portare alla formulazione di un’ipotesi diagnostica. La diagnosi permette allo psicoterapeuta di orientarsi sul lavoro da svolgere e aiuta il paziente a dare un nome al suo malessere. Per effettuare una diagnosi è necessario che siano soddisfatti alcuni criteri definiti dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV), uno dei testi di riferimento più utilizzati in ambito clinico per la definizione delle caratteristiche dei disturbi psichiatrici e psicologici. I criteri fanno riferimento alla durata, all’intensità e alla frequenza dei sintomi, nonché al grado di compromissione del funzionamento psico-sociale della persona. Se non sono soddisfatti tutti i criteri non viene effettuata una diagnosi; gli aspetti che emergono sono comunque utili per la comprensione del funzionamento psicologico della persona.
Che cosa indaga la valutazione psicodiagnostica
Le aree esplorate durante l’indagine sintomatologica sono:
- Ansia, depressione, ossessioni e compulsioni, abuso di sostanze, stress legato a eventi traumatici, disturbi alimentari, fobia sociale, fobie specifiche, disturbi dello spettro psicotico.
I test autosomministrati esplorano i costrutti e le modalità con cui la persona fronteggia gli eventi interni ed esterni e vengono indicati dallo psicoterapeuta in base ai dati forniti durante il primo colloquio.
Le aree maggiormente indagate sono:
- Rimuginio, ruminazione, regolazione emotiva, credenze irrazionali, funzionamento psico-sociale globale, autostima, gestione e qualità delle relazioni intime, disfunzioni sessuali.
Il questionario di personalità invece approfondisce i tratti temperamentali e le modalità che utilizza per relazionarsi con gli altri, aspetti generali che lo caratterizzano da sempre, con tutti e in tutte le situazioni. La persona è quindi invitata a riflettere su come generalmente reagisce alle situazioni da quando si ricorda. Questi aspetti sono utili per capire il funzionamento generale della persona alla luce dei suoi aspetti caratteriali.
L’approccio evidence-based della psicoterapia cognitivo comportamentale e follow-up
La psicoterapia cognitivo-comportamentale utilizza un approccio evidence-based, ovvero si fonda sull’utilizzo di protocolli scientificamente validati. I test utilizzati, alcuni dei quali prodotti o tradotti dal gruppo di ricerca di Studi Cognitivi, sono strumenti che mirano a verificare l’efficacia dei trattamenti psicoterapeutici. L’approccio dei professionisti di PsicoLogica è in linea con i protocolli utilizzati a livello internazionale per l’intervento psicoterapeutico del malessere psicologico nelle sue varie forme e declinazioni.
La valutazione psicodiagnostica iniziale serve per raccogliere dati oggettivi sul funzionamento della persona al suo arrivo in psicoterapia; permette di fare una fotografia dei sintomi, delle aree di vulnerabilità, delle strategie che utilizza nelle relazioni interpersonali e con quale modalità gestisce il rapporto con i suoi pensieri. Al termine della psicoterapia il paziente viene invitato a compilare di nuovo alcuni test appartenenti alle aree tematiche sulle quali si è concentrato l’intervento psicoterapeutico (follow-up). I risultati emersi vengono messi a confronto con i test somministrati durante la valutazione psicodiagnostica e viene prodotta una nuova relazione, con indicati gli indici di miglioramento e di efficacia dell’intervento, oppure le aree sulle quali non è stato efficace: questi dati permettono sia al paziente che al clinico di fare delle riflessioni sul lavoro psicoterapeutico svolto insieme. Il follow-up può anche essere indicato dallo psicoterapeuta in alcuni momenti particolari dell’intervento, ad esempio durante la ridefinizione degli obiettivi.
Riassumendo, fare una valutazione psicodiagnostica è utile per:
- Capire meglio il funzionamento psico-sociale della persona alla luce di dati oggettivi
- Ottenere un profilo completo dei sintomi, delle caratteristiche di personalità e delle aree di vulnerabilità
- Integrare le informazioni ottenute durante il colloquio con i dati forniti dai test
- Formulare una diagnosi secondo le linee guida del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV)
- Orientare il professionista nella formulazione di un’ipotesi d’intervento da condividere con il paziente
L’iter della valutazione psicodiagnostica del centro PsicoLogica è in linea con gli standard utilizzati all’interno del centro di ricerca Studi Cognitivi di Modena e Milano. I dati raccolti vengono utilizzati, in forma anonima, per promuovere la ricerca scientifica in ambito psicologico e psicoterapeutico. Fare ricerca scientifica significa stare in linea con gli studi internazionali che promuovono un tipo di approccio psicologico scientifico e validato.